Michela Deriu, barista 22enne della provincia di Sassari, si è uccisa, impiccandosi il 4 novembre 2017.
La giovane ragazza era ricattata per un vecchio video in cui era ripresa, a sua insaputa, durante un rapporto sessuale.
Non riusciva a sopportare la vergogna e l’umiliazione e ha scelto questo gesto estremo per mettere fine alla sua sofferenza, impiccandosi in casa di un’amica, dopo che alcune immagini del video incriminato avevano iniziato a diffondersi sul web.
Quando è stato ritrovato il corpo senza vita di Michela, sono stati recuperati anche dei biglietti scritti a mano in cui si faceva riferimento a “ricatti e umiliazioni fatti per via di un vecchio filmato”.
Sul suicidio della giovane indaga la procura di Sassari e saranno processati il 27 febbraio 2019 in udienza preliminare, il 24enne Mirko Campus e il 29enne Roberto Perantoni di Porto Torres accusati “di diffamazione aggravata e morte come conseguenza di altro reato”.
L’inchiesta della procura di Sassari era partita da una denuncia che Michela, poche ore prima di morire, aveva fatto: una rapina avvenuta il 31 ottobre mentre tornava a casa dal lavoro.
La deposizione della ragazza non aveva mai convinto gli investigatori: la Deriu raccontava di essere stata narcotizzata e di essersi risvegliata con un ematoma sulla fronte e che era stata derubata di circa 1000 euro, di cui 400 euro di mance da dividere con i colleghi di lavoro.
Probabilmente Michela voleva così giustificare la sparizione di quei soldi, prima parte dei soldi estorti dai ricattatori.