Il suo cadavere è stato ritrovato nel giardino di una cascina vicina al fiume Oglio, dopo la confessione dell’amante Fabrizio Pasini, ex sindacalista Uil, nella notte tra il 19 e il 20 agosto.
Lui stesso ha indicato agli inquirenti dove aveva sepolto il corpo della vittima.
L’autopsia ha rivelato che la morte di Manuela Bailo sia stata causata dalla recisione della carotide con un’arma da taglio e che la donna abbia anche riportato una frattura alla base del cranio provocata molto probabilmente da uno strumento appuntito.
Sin dall’apertura del caso, l’indagato ha dichiarato che durante una lite furiosa con la donna per motivi banali, l’abbia spinta dalle scale dove si trovavano mentre discutevano e che la caduta da queste ne avrebbe comportato la morte.
Ancora oggi, l’ex sindacalista non cambia versione: dal carcere di Canton Mombello dove si trova in misura cautelare, continua a dichiarare di non aver tagliato la gola della giovane e che quindi non si sia trattato di un omicidio premeditato ma di un tragico incidente.
Le sue dichiarazioni sono quindi in netto contrasto con quanto emerso dai dati della Scientifica che ribadiscono che la morte della donna non sia stata determinata dalla caduta, ciò è provato anche dall’assenza di sangue sulle scale.
Pietro Paolo Pettenadu, avvocato di Fabrizio Pasini, potrebbe nei prossimi giorni richiedere una perizia psichiatrica del suo assistito per valutare le sue condizioni mentali al momento del delitto.