Spera è il libro autobiografico di Papa Francesco. Con SPERA Papa Francesco firma un’opera che è già destinata a occupare uno spazio unico nella storia del cattolicesimo e, più in generale, nella letteratura memorialistica.
Non era mai accaduto che un Pontefice pubblicasse il proprio racconto di vita mentre era ancora in carica; lo stesso Francesco – come rivela l’editore – aveva inizialmente pensato di farlo uscire post-mortem, ma l’imminente Giubileo della Speranza (2025) lo ha convinto ad anticipare la pubblicazione, trasformando il volume in un dono per il suo tempo presente.
L’edizione Mondadori, 400 pagine rilegato, è arrivata nelle librerie il 14 gennaio 2025, in simultanea in oltre cento Paesi, testimoniando non solo l’eccezionalità del progetto ma anche l’attesa mondiale per la voce di un pontefice che, fin dal 2013, ha saputo farsi interprete di questioni globali urgenti.
L’arco narrativo abbraccia più di un secolo: dalle radici piemontesi dei Bergoglio e l’avventurosa traversata verso l’Argentina, ai primi anni nel barrio Flores, fino ai momenti – noti e meno noti – dell’episcopato a Buenos Aires e del pontificato a Roma.
La scelta di una struttura cronologica lineare è solo apparente. Francesco, coadiuvato dal curatore Carlo Musso, alterna capitoli scanditi dalle tappe biografiche a corpose digressioni tematiche, creando un tessuto narrativo che – come un’orazione – avanza con moti di andata e ritorno, memoria e presente, cronaca e meditazione.
Questa fluidità permette al lettore di percepire l’uomo dietro la bianca talare: un figlio, un seminarista inquieto, un gesuita dalle forti passioni letterarie e calcistiche, un vescovo pastore prima ancora che principe della Chiesa.
Il tono colloquiale e la vita vissuta
Una delle sorprese più felici è il tono colloquiale. Chi conosce l’arguzia di Francesco nelle omelie mattutine o nei discorsi improvvisati ritroverà qui la stessa immediatezza: la lingua è piana, costellata di aneddoti che sostituiscono la retorica con la concretezza dell’esperienza.
Basti pensare al capitolo sul lavoro tra le piccole comunità di Villa Miseria, dove l’autore descrive «il profumo del guiso che esce dalle case di lamiera», o all’episodio delle prostitute di Buenos Aires – già anticipato da la Repubblica – in cui confessa la scoperta «di un’umanità ferita che cercava solo uno sguardo».
Questa aderenza al quotidiano, lontana dal linguaggio istituzionale, è la chiave che rende SPERA leggibile non solo da cattolici praticanti ma da chiunque sia interessato a una vicenda umana complessa.
Le battaglie sociali di Papa Francesco
Sul piano tematico, il libro è un compendio vivissimo delle grandi battaglie sociali che Francesco conduce da inizio pontificato: la denuncia delle guerre – con pagine durissime sulla «follia geopolitica» in Ucraina e Medio Oriente – la difesa dei migranti trattati «come merce di scarto», l’allarme per la crisi climatica e l’invito a una «conversione ecologica» già lanciato in Laudato si’.
Non manca un passaggio sulla condizione femminile e sulle ferite causate dagli abusi dentro e fuori la Chiesa; né viene evitato il terreno scivoloso della sessualità, dove il Papa rivendica il bisogno di «uno sguardo pastorale largo, mai condannatorio». Sono pagine che, per franchezza, ricordano la grande tradizione dei diari spirituali più che i documenti magisteriali.
Di notevole interesse è l’autocritica. Nella sezione dedicata agli «inganni del potere», Francesco riconosce errori di comunicazione, lacune nella gestione delle finanze vaticane e persino il «dolore» per non essere riuscito a portare a termine alcune riforme strutturali.
Il gesto di mettersi in discussione, unito a riflessioni sul tramonto personale (“Sento il tempo addosso come un campanello che richiama alla veglia”), conferisce al libro la statura di testamento spirituale ma anche di manuale di leadership etica.
Dal punto di vista letterario, SPERA alterna descrizioni poetiche – il Rio de la Plata al tramonto, il rumore delle porte del Conclave che si chiudono – a inserti saggistici ricchi di dati e citazioni bibliche. Questa ibridazione può risultare, in alcuni passaggi, discontinua: il lettore avverte la mano di più redattori (inevitabile in un progetto di sei anni) e qualche ripetizione di contenuti già noti da encicliche o interviste. Tuttavia, tali sbavature non scalfiscono la forza emotiva complessiva né l’importanza storica dell’impresa.
Le foto alla fine del libro
Le fotografie inserite a fine volume – molte inedite, provenienti dall’album privato del Pontefice – costituiscono un pregio materiale e narrativo: il giovane Jorge che gioca a pallacanestro nel cortile del seminario, la madre Regina che impasta i ravioli la domenica, fino agli scatti del recente viaggio a Marsiglia tra i migranti del Mediterraneo. Ogni immagine è accompagnata da didascalie che prolungano il racconto, rendendo visibile la trama di volti che sorregge la biografia.
Un’ultima parola merita il titolo. «Spera» non è soltanto l’imperativo che campeggia a caratteri cubitali in copertina; è il filo rosso che attraversa tutte le pagine. Speranza non intesa come ottimismo ingenuo, ma come virtù capace di “restare in piedi mentre il mondo trema”.
Alla luce delle crisi globali che il Papa enumera – dalla polarizzazione politica all’“algoritmizzazione” delle coscienze – il memoir appare come un invito a non arrendersi. Il lettore termina il libro avvertendo un’energia curiosamente attiva: più che a venerare un mito, ci si scopre spinti ad agire.
SPERA è un’opera densa, talvolta persino debordante, ma necessaria. Per i credenti, rappresenta un atto di trasparenza senza precedenti nella Chiesa; per chi guarda da fuori, è una testimonianza preziosa sul potere trasformativo della memoria vissuta come servizio.
I limiti editoriali sono ampiamente compensati dall’autenticità della voce e dalla portata dei contenuti. Raramente un testo riesce a combinare autobiografia, saggio politico e preghiera in modo così coeso. Che lo si legga per devozione, curiosità storica o interesse alle grandi questioni del nostro tempo, SPERA conferma che il magistero di Francesco, prima ancora che dottrina, è narrazione di vita vissuta: «una vita – scrive il Papa – in cui la speranza non è un capitolo, ma l’indice che tiene insieme tutte le pagine».
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