Tutti hanno dei segreti a Natale: recensione del romanzo di Benjamin Stevenson

Tutti hanno dei segreti a Natale: recensione del romanzo di Benjamin Stevenson

Nel periodo in cui le luci scintillano e la neve ammorbidisce i contorni della realtà, il nuovo capitolo della saga di Ernest Cunningham, creato da Benjamin Stevenson, porta i lettori in un retroscena che mescola magia, travestimenti e delitti. Un contesto avvolto nel profumo di abeti, in cui la festa sembra offrire un rifugio al crimine. Una scena dietro le quinte del celebre illusionista Rylan Blaze, dove l’abito da spettacolo nasconde inganni e contraddizioni.

L’autore propone un romanzo, Tutti hanno dei segreti a Natale, in cui i misteri emergono dal nulla e i sospettati si muovono come pedine di un gioco letale. Ogni riga scivola come un fiocco di neve inatteso, ogni capitolo diventa una casella di un calendario dell’Avvento, ogni rivelazione s’insinua come un sussurro nel buio.

L’atmosfera del Natale e l’anima del giallo

Il Natale non è solo cornice, ma il tessuto con cui Stevenson intreccia le sue trame. L’ambiente si satura di candele profumate, festoni sgargianti e musiche soffuse. Tra doni incartati e tavole imbandite, l’omicidio serpeggia silenzioso.

Le vittime non gridano, ma la tensione si affila come la lama di un coltello invisibile. L’ironia dell’autore si insinua nelle descrizioni, ricamando un’atmosfera in cui i contrasti scorrono fluidi. La gioia delle feste si fonde con il suono sordo di passi furtivi e bisbigli interrotti.

Ernest Cunningham: l’investigatore riluttante 

Ernest Cunningham, già protagonista di precedenti romanzi, riprende il ruolo dell’investigatore per caso. Un uomo cresciuto a pane e gialli dell’Epoca d’oro, temprato dalle sue esperienze passate. Questa volta lo ritroviamo nel backstage di uno spettacolo magico, alla ricerca della verità nascosta dietro sipari e costumi.

La sua mente analizza ogni indizio come se fosse un frammento di specchio, riflettendo dubbi e ipotesi. La sua voce narrante, talvolta malinconica, talvolta carica di brio, guida il lettore in un percorso fatto di colpi di scena e intuizioni acute.

Un cast di sospettati dal tocco magico

All’interno di questa scatola di illusioni si muovono figure ambigue. Il famoso mago Rylan Blaze, il tecnico che domina luci ed effetti, l’ipnotista capace di affondare nella mente, il trasformista esperto in travestimenti, la responsabile degli affari che tesse trame economiche, la gemella che sdoppia gli sguardi, lo psicologo sempre pronto a leggere tra le righe dei silenzi.

Ognuno nasconde fili invisibili e gioca a mescolare vero e falso. Questa galleria di personaggi è un insieme di ombre che danzano sull’orlo dell’inganno.

Indizi come un calendario dell’avvento 

La struttura del romanzo richiama un calendario dell’avvento, in cui ogni capitolo diviene una minuscola porta. Dietro ognuna di esse pulsa un dettaglio, un segno sfuggente, un suggerimento nascosto.

Un messaggio di aiuto disperato s’incontra con un delitto che sfida le leggi del possibile. C’è un enigma che svela colpe senza che i colpevoli lascino impronte sulla neve. Ogni pagina accumula indizi come doni, ogni intuizione si scioglie come cioccolato sopra la lingua, lasciando un retrogusto di stupore.

Un romanzo come un trucco di magia 

Il lettore si trova al centro di una performance dove la narrativa diventa gioco di prestigio. Il romanzo stimola la mente, accende la fantasia, rimescola le carte sul tavolo della logica. Stevenson mescola ironia, ritmo e tensione, creando un’esperienza che avvolge, spingendo a continuare fino all’ultimo istante.

Il Natale diventa così terreno fertile per un’indagine che oscilla tra la realtà delle luci a intermittenza e l’illusione di un delitto concepito come un perfetto atto di magia narrativa.


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