Enea sogna la distruzione di Troia

Enea sogna la distruzione di Troia

La leggenda dell’eroe troiano Enea è una delle più affascinanti e durature della mitologia classica. La sua storia, narrata in particolare nell’opera epica di Virgilio, l'”Eneide“, è un racconto di coraggio, amore, sacrificio e destino. Uno degli episodi più drammatici e significativi della sua avventura è il sogno della distruzione di Troia, un momento fondamentale che segna la fine di un’era e l’inizio di un nuovo capitolo nella storia del popolo troiano.

Il contesto

Troia, la grande città situata nell’odierna Turchia, era stata assediata per dieci lunghi anni dai Greci. La guerra, scatenata a causa del rapimento della bellissima Elena da parte di Paride, aveva visto scontri epici e la morte di molti eroi. Ma la fine sembrava lontana, finché non arrivò il famoso cavallo di legno, un ingegnoso stratagemma dei Greci per penetrare all’interno delle mura nemiche.

Il sogno

Nel cuore della notte, mentre Troia dormiva ignara del pericolo imminente, Enea fu visitato in sogno dal fantasma di Ettore, il valoroso principe troiano caduto in battaglia. Il suo aspetto era lacerato e sanguinante, e portava con sé i segni delle sue ferite mortali. Ettore avvertì Enea della distruzione imminente della città e lo esortò a fuggire con i suoi cari, salvando così il futuro del popolo troiano.

Il risveglio di Enea fu traumatico. I rumori della battaglia, le grida e il fuoco che consumava la città lo circondavano. Realizzando la veridicità del sogno, Enea si precipitò a salvare la sua famiglia e a radunare quanti più troiani possibile, con l’intenzione di trovare una nuova terra in cui rifondare la loro civiltà.

La fuga e il destino

Guidato dal suo senso del dovere e dalla profezia del sogno, Enea intraprese un lungo e pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo. Affrontò molte sfide, tra cui il confronto con la maga Circe, l’incontro con la regina Didone e la traversata dell’Inferno. Ma alla fine, guidato dal destino e dalla protezione degli dei, Enea raggiunse le coste dell’Italia, dove avrebbe fondato quella che sarebbe diventata la grande città di Roma.

Il sogno della distruzione di Troia è un momento chiave nella storia di Enea, un punto di svolta che lo ha spinto a intraprendere un viaggio epico alla ricerca di una nuova patria. È un simbolo del potere dei sogni e delle visioni nel guidare le azioni degli uomini, e un promemoria della resilienza e della determinazione del popolo troiano di fronte alle avversità.

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Libro II Eneide versi 268-297

Tempus erat quo prima quies mortalibus aegris
incipit et dono divum gratissima serpit.
in somnis, ecce,

ante oculos maestissimus Hector
visus adesse mihi largosque effundere fletus,
raptatus bigis ut quondam, aterque

cruento
pulvere perque pedes traiectus lora tumentis.
ei mihi, qualis erat, quantum mutatus ab illo
Hectore qui

redit exuvias indutus Achilli
vel Danaum Phrygios iaculatus puppibus ignis.
squalentem barbam et concretos sanguine

crinis
vulneraque illa gerens, quae circum plurima muros
accepit patrios. ultro flens ipse videbar
compellare virum

et maestas expromere voces:
‘o lux Dardaniae, spes o fidissima Teucrum,
quae tantae tenuere morae? quibus Hector ab

oris
exspectate venis? ut te post multa tuorum
funera, post varios hominumque urbisque labores
defessi aspicimus.

quae causa indigna serenos
foedavit vultus? aut cur haec vulnera cerno?’
ille nihil, nec me quaerentem vana moratur,

sed graviter gemitus imo de pectore ducens,
‘heu fuge, nate dea, teque his’ ait ‘eripe flammis.
hostis

habet muros; ruit alto a culmine Troia.
sat patriae Priamoque datum: si Pergama dextra
defendi possent, etiam hac

defensa fuissent.
sacra suosque tibi commendat Troia penatis;
hos cape fatorum comites, his moenia quaere
magna

pererrato statues quae denique ponto.’
sic ait et manibus vittas Vestamque potentem
aeternumque adytis effert

penetralibus ignem.