Omicidio Yara Gambirasio, i legali di Bossetti: ‘Prove inquinate’

Era il 26 novembre 2010 quando la tredicenne Yara Gambirasio scomparve da Brembate di Sopra, paese in provincia di Bergamo.

Il 26 Febbraio 2011 è stato rinvenuto il suo cadavere a Chignolo d’Isola e solo il 16 giugno 2014 è stato dato un volto a Massimo Bossetti.

Negli anni successivi, l’uomo è stato condannato all’ergastolo in primo e in secondo grado di giudizio.

Ma stando alle ultime dichiarazioni fatte alla trasmissione Quarto Grado dai legali di Massimo Bossetti, Paolo Camporini e Claudio Salvagni, la prova “regina” con cui l’uomo è stato condannato all’ergastolo, la traccia genetica 31G20 rinvenuta sugli slip di Yara Gambirasio, potrebbe essere stata inquinata dagli inquirenti.

Durante il primo sopralluogo sul cadavere di Yara rinvenuto a Chignolo, secondo i legali, gli inquirenti non avrebbero seguito le procedure internazionali di repertazione delle prove, compromettendole.

Nei filmati che mostrano il ritrovamento del corpo della ragazzina, si vedono gli uomini della Scientifica impegnati nelle operazioni di repertazione: alcuni senza tute e calzari, altri che prendevano in mano gli slip della tredicenne senza utilizzare le pinzette e maneggiandoli più volte e addirittura un altro uomo sembrava non avere i guanti.

Proprio per questo modus operandi degli inquirenti, potrebbero essere state compromesse e inquinate le prove.

Perciò nel prossimo ricorso in Cassazione del 12 ottobre si attende una pronuncia su Bossetti e la possibilità di rivedere la sua pena o di chiudere definitivamente il caso confermando il suo ergastolo.

Il maggiore indiziato spera nella giustizia e attende quel giorno con la speranza che ci sia quantomeno uno sconto della pena.